Domande frequenti
Per quale motivo dovrei donare il mio sangue?
Non mi importa donare; tanto se ho bisogno ci pensa l'ospedale
A me non importa nulla; se ho bisogno, il sangue lo pago
Ma perché non ci pensa lo Stato?
Quando l'Avis seleziona gli aspiranti donatori, prende tutti per
farli diventare donatori
Donare sangue fa male?
Donare sangue non fa male alle donne che sono già soggette alle
perdite dovute al ciclo mensile?
Ma i risultati delle mie analisi non vengono a conoscenza del
personale Avis?
Perché i donatori Avis sono "periodici"?
Donando periodicamente non corro il rischio di assuefarmi alla
donazione, per cui alla fine donare diventa una mia necessità?
Il mio sangue è raro, perché mai dovrei donarlo ad altri?
Cos'è la donazione di plasma?
Che cosa è l'autotrasfusione?
Quali vantaggi ho ad iscrivermi all'Avis?
Con quale denaro funziona l'Avis?
Ogni anno sento parlare di carenza estiva; ma non ci pensano i
donatori?
Che cos'è la talassemia?
1)
- PER QUALE MOTIVO DOVREI DONARE IL MIO SANGUE?
Donare il proprio sangue significa poter salvare vite umane.
Significa mettere a disposizione della collettività, degli altri, uno strumento di
insostituibile solidarietà umana.
Donare sangue è un atto volontario e non retribuito, che fa appello al nostro senso
civico di aiuto verso chi ne ha bisogno.
Tuttavia, in Italia attualmente non è stato ancora raggiunto lobiettivo
dellautosufficienza nazionale: esistono ancora profondi squilibri tra le diverse
regioni del nostro Paese nella raccolta del sangue per cui il divario fra la raccolta e il
reale bisogno non trova compensazione e ci si trova in uno stato di emergenza di carenza e
pertanto, la donazione potrà contribuire a sanare questo divario.
2/3/4)
- NON MI IMPORTA DONARE; TANTO SE HO BISOGNO CI PENSA L'OSPEDALE
Il sangue umano è un "bene" che, fino ad oggi, malgrado le notizie circolanti
sullo stato delle ricerche, è "prodotto" esclusivamente dalle persone, e
pertanto:
nessuna
struttura ospedaliera è in grado di assicurare alcuna terapia trasfusionale senza la
preventiva disponibilità dei donatori;
per
lo stesso motivo, la disponibilità del "bene sangue" non dipende dal mercato,
quindi non ha un prezzo economico;
per
le ragioni esposte nei punti a e b, lo stato non può che affrontare il problema - e deve
farlo - con campagne di sensibilizzazione verso la popolazione e creare gli strumenti
normativi per garantire la massima sicurezza possibile e lottimizzazione del sistema
trasfusionale in tutte le sue articolazioni.
5)
- QUANDO L'AVIS SELEZIONA I DONATORI, PRENDE TUTTI PER FARLI DIVENTARE DONATORI
Chiunque abbia compiuto i 18 anni di età ed abbia un peso corporeo non inferiore ai 50
kg. può presentarsi presso una qualsiasi sede AVIS e chiedere di iscriversi
allAssociazione per poter donare il proprio sangue.
Chiaramente questi requisiti, non sono sufficienti a far sì che chiunque lo voglia
diventi automaticamente un donatore. Una volta iscritto il candidato donatore verrà
sottoposto a un colloquio e a una visita, effettuati entrambi da un medico, ed ad
accertamenti di tipo diagnostico e strumentale per accertare se vi siano delle
controindicazioni alla donazione.
In particolare esiste una precisa disposizione di legge, il decreto del Ministro della
Sanità del 15 gennaio 1991 "Protocolli per laccertamento della idoneità del
donatore di sangue ed emoderivati" pubblicato sulla G.U. del 24.01.1991 che contempla
tra i criteri di esclusione della donazione del sangue, tutte le situazioni giudicate a
rischio. Ciò al fine di garantire nel miglior modo possibile la salute sia del donatore
sia del ricevente.
6)
- DONARE SANGUE FA MALE?
Per un adulto sano che si sottopone regolarmente alle valutazioni di idoneità la
donazione non comporta alcun rischio.
Esistono precise disposizioni che regolano la raccolta del sangue: la quantità del sangue
che viene sottratta mediamente ad ogni prelievo è minima ed è stabilita con Decreto
Ministeriale in 450 centimetri cubi più o meno il 10%, e comunque in percentuale
inferiore al 15%, pari a circa il 10% del sangue presente nellorganismo umano.
Lintervallo tra una donazione di sangue intero e laltra non deve essere
inferiore a 90 giorni.
La frequenza annua delle donazioni non deve essere superiore a 4 nelluomo e a 2
nelle donne in età fertile.
I controlli e le visite periodiche costituiscono inoltre medicina preventiva, a tutela
dello stato di salute generale del donatore.
7)
- DONARE SANGUE NON FA MALE ALLE DONNE CHE SONO GIÀ SOGGETTE ALLA PERDITE DOVUTE AL CICLO
MENSILE?
La donazione di sangue per le donne non ha alcuna controindicazione. Tuttavia lo Stato,
attraverso il D.M. 15/01/1991 "Protocolli per laccertamento della idoneità del
donatore di sangue ed emoderivati", proprio in considerazione del problema
rappresentato nella domanda cautela le donne imponendo un massimo di due donazioni
lanno, che, invece, per luomo salgono a quattro. Il monitoraggio costante
della emoglobina, effettuata preliminarmente ad ogni donazione, e del ferro, assicurano la
tutela della salute delle donatrici. Le stesse risultano essere particolarmente
"adatte" alla donazione di plasma in aferesi che non incide assolutamente sulla
parte corpuscolata (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine).
8)
- MA I RISULTATI DELLE MIE ANALISI NON VENGONO A CONOSCENZA DEL PERSONALE DELL'AVIS?
La massima discrezionalità e segretezza dei risultati delle analisi vengono garantite dal
segreto medico e dalla legge sulla "Privacy" che individua le "figure"
responsabili e quindi anche perseguibili al trattamento dei dati in questione.
9)
- PERCHÉ I DONATORI AVIS SONO "PERIODICI"?
Lattività di AVIS è finalizzata a promuovere una donazione "sicura" del
sangue e a rispondere efficacemente alle esigenze dei bisogni mirati e quindi programmati
dei Servizi Trasfusionali, in funzione dellobiettivo della "sicurezza".
LAssociazione annovera tra le proprie file solo donatori periodici, ovvero donatori
che ad intervalli regolari si recano presso le strutture trasfusionali per donare il loro
sangue.
I donatori Avis sono inoltre anonimi, volontari non retribuiti, responsabili.
Queste persone quindi, a differenza dei donatori occasionali, sono molto controllate dal
punto di vista medico, poiché vengono costantemente sottoposte ad unaccurata visita
e ad attenti controlli sul loro sangue e poiché la loro scelta di donare è libera, non
condizionata da altri fattori come quelli emozionali, risultano molto più affidabili
degli occasionali.
Il ricorso ai donatori periodici consente inoltre:
maggiore
programmazione della raccolta del sangue;
possibile
"conversione" dalla donazione tradizionale di sangue intero a quella
differenziata mediante aferesi;
gestione
anche delle situazioni di urgenze - emergenze;
effettuare
educazione sanitaria.
10)
- DONANDO PERIODICAMENTE, NON CORRO IL RISCHIO DI ASSUEFARMI ALLA DONAZIONE, PER CUI ALLA
FINE DONARE DIVENTA UNA MIA NECESSITÀ?
La donazione periodica non implica nessun processo di "assuefazione" nel senso
"scientifico" del termine, ove per assuefazione si intende limpossibilità
di rinunciare alla pratica di determinati comportamenti (vedi assunzione di droghe),
assumendo il termine, in questo caso, una connotazione negativa comportando un
danneggiamento psichico-fisico per la persona.
Nel caso della donazione del sangue esiste una regola di periodicità nella donazione per
garantire la sicurezza del sangue donato.
Se la conseguenza a compiere questatto di estrema solidarietà può essere quello di
ripeterlo a scadenze regolari questo non potrà che farci sentire meglio nel senso della
gratificazione che si può provare nellaiuto dato gratuitamente a qualcuno, avendo
recuperato un valore umano prezioso.
11)
- IL MIO SANGUE È RARO; PERCHÉ MAI DOVREI DONARLO AD ALTRI?
Donare il proprio sangue è un atto volontario e gratuito e rappresenta una delle massime
espressioni di manifestazione di solidarietà verso gli altri. E un atto di estrema
generosità che permette di salvare la vita di altre persone.
Proprio il fatto che il sangue sia raro implica la necessità di metterlo a disposizione
di altri individui che potrebbero trovarsi in situazione di bisogno. Pensa di essere tu al
loro posto.
12)
- COSÈ LA DONAZIONE DI PLASMA?
Il sangue è composto per il 45% circa di cellule, la parte corpuscolata, e per il 55%
circa di plasma, la parte liquida.
Le funzioni del plasma sono numerose. Mantiene costante il volume di sangue circolante, da
ai tessuti e alle cellule sostanze prevalentemente di tipo nutritivo e di regolazione
(ormoni, vitamine), raccoglie tutte le sostanze di rifiuto derivanti dal metabolismo delle
cellule e le elimina attraverso le reni e il sudore, interviene nei processi di difesa
immunologica e nelle coagulazioni.
Oggi è possibile effettuare una donazione mirata (aferesi); cioè solo di alcuni
componenti del sangue e, tra questi, il plasma.
Nellaferesi (termine greco che significa latto del "portar via"),
attraverso luso di moderni apparecchi, i separatori cellulari, si ottiene dal sangue
del donatore soltanto quella componente ematica di cui si ha necessità in quel
particolare momento, restituendogli , contemporaneamente, i restanti elementi. Ciascun
separatore cellulare centrifuga o filtra istantaneamente il sangue che defluisce da un
braccio del donatore trattenendo il componente ematico necessario e restituendogli il
rimanente. Con il prelievo in aferesi si ottengono concentrati cellulari o plasmatici più
ricchi e quindi più idonei per unefficace terapia trasfusionale di supporto.
Una volta raccolto, il plasma viene conservato diversamente dal sangue intero e dai
concentrati di globuli rossi, essendo congelato (se a temperatura inferiore a 30° C, può
essere utilizzato per un periodo massimo di 12 mesi).
13)
- CHE COSÈ L'AUTOTRASFUSIONE?
È una procedura trasfusionale che si realizza mediante predeposito, recupero
perioperatorio, emodiluizione.
Il più utilizzato è il predeposito che è una tecnica trasfusionale che consiste nel
prelevare il sangue da un donatore che sarà anche lo stesso ricevente, allo scopo di
compensare le perdite ematiche che si possono verificare nel corso di interventi
chirurgici programmati.
In questa situazione si provvede al prelievo di unità di sangue dal paziente, in fasi
successive, fino a raggiungere la quantità prevedibilmente necessaria, alcuni giorni
prima dellintervento in modo da consentirne leventuale utilizzo. Il sangue
così ottenuto viene conservato secondo le metodiche tradizionali e quindi restituito, in
caso di necessità, durante loperazione.
I principali vantaggi dellautotrasfusione consistono nelleliminazione delle
reazioni di incompatibilità e del rischio di trasmissione di malattie infettive; nella
riduzione del rischio di immunizzazione da antigeni diversi, con possibili manifestazioni
a distanza; nel considerevole risparmio di sangue che è possibile conseguire, soprattutto
per quanto riguarda i gruppi più rari.
14)
- QUALI VANTAGGI HO AD ISCRIVERMI ALLAVIS?
Un nostro slogan recita: donare sangue: una scelta per gli altri, una scelta per se
stessi. In questa essenza cè la risposta alla domanda. A livello individuale si ha
la gratificazione morale di concorrere alla soluzione di un grave problema e
lorgoglio di appartenere ad una componente attiva del volontariato socio-sanitario,
decisiva per la costruzione del sistema trasfusionale. Inoltre, donare regolarmente sangue
garantisce al donatore un controllo costante del proprio stato di salute attraverso visite
mediche ed accurati esami di laboratorio, eseguiti ad ogni prelievo.
15)
- CON QUALE DENARO FUNZIONA LAVIS?
LAVIS è una associazione di volontari che sostiene economicamente la propria azione
con i rimborsi, stabiliti da un decreto ministeriale ed erogati per convenzione con le
Aziende Sanitarie, delle spese sostenute per la promozione della donazione, linvio
dei donatori ai Centri Trasfusionali e/o per la raccolta diretta delle unità di sangue.
Altre fonti di finanziamento sono costituite da contributi di Enti Locali e donazioni
private.
Essendo una associazione di volontariato nessun socio, impegnato nellassociazione a
qualunque titolo e con qualunque funzione, percepisce compensi.
Sono stipendiati tutti i dipendenti che svolgono un lavoro permanente
nelassociazione.
Come previsto dalla legge sul Volontariato n. 266/91, tutti i volontari sono
assicurati.
16)
- OGNI ANNO SENTO PARLARE DI CARENZA ESTIVA, MA NON CI PENSANO I DONATORI?
La carenza di sangue nei mesi estivi è purtroppo un dato di fatto, per cui storicamente
in Italia in questi mesi, ma ora anche nel corso dellintero anno, si rilevano nelle
regioni forti contrazioni nella raccolta a fronte di un fabbisogno stabile, poiché la
partenza per le vacanze interrompe drasticamente i consueti flussi di raccolta.
La donazione dei donatori abituali non è sufficiente a scongiurare il pericolo della
carenza, creando seri problemi per i malati.
Per questa ragione AVIS, da anni ha avviato unattività di sensibilizzazione nei
confronti della popolazione per garantire lafflusso dei donatori a intervalli
regolari presso le strutture trasfusionali, e ridurre il ricorso alle donazioni
occasionali che sono un fattore di rischio per la sicurezza delle trasfusioni.
La Talassemia
Con il termine di
talassemia, o anemia mediterranea, si intende un gruppo di malattie ereditarie
caratterizzate dalla produzione di globuli rossi anormali. Tale alterazione del sangue é
più o meno grave, per cui porta a danni clinici molto diversi, arrivando, attraverso
stadi intermedi, dallo stato di portatore sano che ha una normale aspettativa di vita,
alla "alfa talassemia maior" che porta inevitabilmente alla morte già nel corso
della vita intrauterina.
In Italia la
forma più comune è la beta talassemia perché in questi pazienti (detti beta zero) è
assente del tutto o parzialmente (pazienti beta più) la produzione delle cosiddette
catene beta (dell'emoglobina) che servono a trasportare l'ossigeno dai polmoni ai tessuti,
dopo la nascita.
In termini pratici, i talassemici hanno nel loro sangue una quantità più o meno alta di
globuli rossi con la struttura e le capacità funzionali adatte alla vita
intrauterina.
E' evidente che
la gravità della malattia è proporzionale alla percentuale di emoglobina
"fetale" presenti nel loro sangue dopo la nascita.
I globuli rossi
dei talassemici sono dunque anormali, più piccoli (la malattia è detta perciò
microcitemia dal greco micros = piccolo), incapaci di ben trasportare l'ossigeno e per di
più sopravvivono meno del normale.
L'organismo cerca
allora di compensare tale situazione, cercando di produrre un numero più alto di globuli
rossi espandendo il midollo osseo e aumentando l'assorbimento intestinale del ferro. Nel
caso di persone che hanno ereditato la malattia da uno solo dei genitori, questo sistema
funziona ed allora si parla di beta talassemia minor.
Il paziente è
talvolta pallido e astenico (cioè un po più debole del normale); è soprattutto un
"portatore sano".
Nei casi gravi
(morbo di Cooley o beta talassemia maior), cioè in quei malati che hanno ricevuto i geni
della malattia da entrambi i genitori, questo tentativo di compenso è inefficace a
correggere l'anemia, anzi, a sua volta provoca ulteriori danni all'organismo perché,
l'espansione midollare, oltre certi limiti, deforma le ossa e il ferro assorbito in
eccesso si deposita su tutta la persona, danneggiando il fegato, le ghiandole endocrine,
il pancreas, provocando diabete e complicazioni cardiache che sono attualmente la causa
più comune di morte. Questi pazienti manifestano i segni della malattia già nei primi
mesi di vita e, se non curati, muoiono in tenerissima età, non superando la
pubertà.
Distribuiti con
maggiore incidenza in Sardegna, nell'Italia meridionale, nel delta del Po e a Torino, per
la forte colonia sarda di lavoratori alla Fiat, in tutta Italia ci sono circa due milioni
e mezzo di portatori sani (e la maggior parte non sa di esserlo) a fronte di oltre
settemila ammalati nella forma grave che diventano oltre venticinquemila se teniamo conto
anche degli altri popoli che si affacciano sul Mediterraneo.
In lingua greca
thalassa significa appunto mare e questo è più diffuso tra le popolazioni costiere e
molto meno tra gli abitanti delle zone continentali o montuose.
Come si lega la
talassemia all'AVIS?
La risposta sta nel fatto che l'unico aiuto ai malati gravi arriva dalla trasfusione di
sangue. La cura della talassemia, infatti, si è evoluta attraverso vari periodi
storici:
Fino al 1955 i
bambini ammalati avevano in media due o tre anni, pochissimi arrivavano ad otto - nove
anni.
Dal 1955 al
1965 cominciarono ad essere effettuate le prime trasfusioni solo quando l'anemia diventava
molto grave; con questo sistema i bambini riuscivano a sopravvivere fino a dieci, dodici
anni in media, con una scadente qualità della vita.
Anni 1965 -
1980: praticando tempestive trasfusioni periodiche, la durata media della vita dei malati
arriva a circa venti anni con una migliore qualità della vita in regime
ipertrasfusionale.
Dal 1980 si
attua il regime "supertrasfusionale": si pratica cioè un numero di trasfusioni
così alto da impedire al malato di andare in anemia. Questa tecnica, associata in alcuni
casi alla asportazione chirurgica della milza e sempre alla terapia chetante (che elimina
la quantità eccessiva di ferro della trasfusione), ha portato la durata media della vita
dei pazienti oltre i trenta anni e con qualità di vita praticamente normale.
Come per molte
altre malattie, la talassemia maior si può prevenire attuando un piano di educazione
sanitaria e di informazione agli individui portatori sani sull'entità del rischio che
corrono se intendono avere dei figli con un altro portatore sano.
In Italia nascono
circa cinquecento bambini ogni anno ammalati in modo grave e spesso i genitori protestano
per non essere informati di correre tale rischio. In ogni caso c'è poi la possibilità di
effettuare con sicurezza al 99 % la "diagnosi prenatale" di talassemia
attraverso il prelievo di sangue fetale alla diciotto - ventesima settimana di gestazione,
trovandosi i geni della beta talassemia sul cromosoma undici e quelli della alfa
talassemia sul cromosoma sedici.
Nel prossimo
futuro si spera di arrivare alla guarigione totale dei pazienti gravi con il trapianto di
midollo osseo o di geni del midollo osseo che portino comunque alla normale produzione
delle proteine (catene alfa e beta) mancanti.
Anche le cellule
fetali (di fegato) trapiantate si sono dimostrate capaci di produrre globuli rossi con
emoglobina normale.
Come ultime
informazioni o curiosità ricordiamo che il sangue trasfuso ai talassemici deve essere
privato dei globuli bianchi e che l'essere microcitemici conferisce resistenza alla
malaria superiore a quella di coloro che non lo sono ed è quindi facile capire perché
attualmente vive un numero di microcitemici superiore alla media nazionale nelle zone una
volta paludose e infestate dalle zanzare portatrici della malaria.
Due segnalazioni:
Il fatto che
una persona abbia globuli rossi più piccoli (abbia cioè la microcitemia) non significa
automaticamente che sia affetta ereditariamente da talassemia, ma può darsi che sia
carente di ferro o intossicata da piombo.
Da una coppia
di portatori sani non obbligatoriamente nascono solo figli malati gravi, ma per le leggi
della genetica possono nascere anche figli microcitemici portatori sani e addirittura
figli perfettamente sani (senza che siano neanche potatori sani).
IMPORTANTE
per ulteriori informazioni leggere il comunicato informativo dei medici del
centro trasfusionale di Larino.
Comunicato
Informativo
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