Centinaia di persone non potranno più compiere l'importante gesto di solidarietà
 Donazioni di sangue. Disagi a Montenero
 Non ci sono più trasferte del personale dell'Asl 4
Chi vuole dare il suo contributo deve arrangiarsi

 

MONTENERO DI BISACCIA - Una meravigliosa avventura, fatta di fratellanza, solidarietà e amore per il prossimo; etichettarla ed archiviarla così, oggi, parrebbe quasi la soluzione più veloce e comoda. Ma procediamo con ordine.

L'avventura nasce alla fine del 1996: si vuole ricostituire a Montenero l'Associazione Volontari Italiani del Sangue (Avis). Un convegno con i medici del Centro Trasfusionale di Termoli (Spagnuolo, Di Sapia e D'Attilio) vuole riaprire un capitolo chiuso nella sostanza alcuni anni prima, ma non nel cuore dei cittadini monteneresi: donare il sangue. L'avventura parte e nel marzo 1997 c'è la prima donazione nel centro bassomolisano, venti volontari tra neofiti e veterani danno inizio alla maratona di solidarietà. Quattro anni dopo saranno 450 donazioni (in dodici mesi) effettuate solo a Montenero, cui vanno aggiunte quelle fatte all'ospedale di Termoli da donatori monteneresi. Nel frattempo cresce anche l'associazione, ci sono le manifestazioni estive (basti citare Pedalata e Concerto), arrivano la festa di carnevale e le strenne natalizie. In poche parole, sono oltre quattrocento le persone che hanno in tasca una tessera "non redditizia", quella dell'Avis. Non ricevono compensi, se non quello morale di aiutare chi non si conosce e non si deve conoscere, chi giace in qualche letto d'ospedale con accanto una strana sacca di plastica appesa ad un'asta. Da quella sacca parte un tubicino, lungo il quale corre un liquido indispensabile per ogni essere umano e non riproducibile in laboratorio: esso è stato donato da qualcuno, è il sangue.

Le trasferte del personale medico ed infermieristico della Asl N.4 da un po' non ci sono più a Montenero, mentre pare continuino regolarmente altrove. Indiscrezioni, ben confermate, fanno capire che non ci saranno più, oppure non si vuole che ci siano più, a Montenero. Le motivazioni, di qualunque genere esse siano, non riguardano né sono imputabili ai volontari.

Ma in pratica chi vuole donare il sangue deve "arrangiarsi", o meglio andare in ospedale. Conseguenza spontanea, deducibile senza elucubrazioni tecniche, sarà una sola, anzi essa è già una semplice domanda: quanti di quegli oltre quattrocento donatori continueranno ad esserlo non potendo più compiere l'atto di solidarietà nel proprio paese? Quanti, per motivi di lavoro o altro, non potranno recarsi direttamente nei Centri Trasfusionali? (Giova ricordare che i donatori non sono retribuiti, e non possono esserlo per legge).

"Una meravigliosa avventura nel mondo della solidarietà", potrà essere intitolato ed archiviato così il periodo 1997-2003 per l'Avis Montenero. Rimarrà il rumore di fondo, resistente a qualunque sistema “noise-reduction”, di troppi borbottii: quelli dei malati bisognosi di sangue. E non saranno né potranno essere indirizzati ai volontari dell'Avis.

 

Montenero di Bisaccia - Manca il personale per la raccolta, la situazione si sta aggravando
Avis: donare è sempre più difficile

 

MONTENERO DI BISACCIA - "Donazione Avis 18 ottobre ANNULLATA". Un messaggio, l'ultimo affisso dall'Avis di Montenero, che ha deluso parecchie persone. Non individui qualunque, ma donatori di sangue, che aspettavano la data indicata per compiere, ancora una volta, il gesto d'amore che accomuna 450 persone solo nel comune bassomolisano.

Parliamo della donazione del sangue e delle cosiddette trasferte del personale medico e infermieristico. In particolare è il centro trasfusionale di Larino ad occuparsi delle trasferte, cioè raggiungere altri comuni e in loco prelevare le unità di sangue donate. E' fondamentale, in questo passaggio, l'aiuto che associazioni di volontariato come l'Avis prestano alle strutture sanitarie pubbliche, svolgendo l'importante ruolo di promozione e organizzazione delle sessioni di donazione.

Eppure l'ultima data è "saltata", non è la prima volta che succede e abbiamo sentito il presidente dell'Avis Montenero, Rolando D'Antonio:

<<Sul territorio molisano non è raccolto tutto il sangue disponibile. Per limitare l’indagine alla ASL n.4, va precisato che i centri trasfusionali sono due, Termoli e Larino - spiega il presidente D'Antonio - La raccolta sul territorio, cioè fuori dell'ospedale, è svolta dal centro di Larino che fa trasferte regolari a S. Croce e Montenero, ed altre a San Martino, Mafalda, Montecilfone e Montefalcone. Detto centro per mancanza di personale spesso non può garantire il servizio di raccolta, è quello che è successo lo scorso anno nel mese di novembre, ed è quello che sta succedendo in questi giorni: le trasferte sono sospese, chissà per quanto tempo. La situazione è particolarmente grave per Montenero che dalla metà di luglio e almeno fino alla fine di ottobre ha ricevuto una sola trasferta>>.

E i donatori cosa dicono?

<<Sono lì, silenziosi e disposti a fare anche tre ore di fila per donare il sangue, e non c’è nessuno disponibile a raccoglierlo. Io non ho la soluzione, ma certo la ASL n.4 dispone di sei medici trasfusionisti, oltre ad un nutrito staff di qualificati infermieri e tecnici, ci sarà pure un modo per non disperdere un patrimonio così importante di donatori. Se poi si ritiene di non raccogliere tutto il sangue disponibile, beh allora prima che i “buoi” scappino, l’Avis, che per statuto svolge anche un compito di vigilanza, porrà in essere tutte le misure per garantire la massima disponibilità di sangue, ai nostri concittadini e non>>.

Sentiti donatori e associazioni di volontariato, viene da chiedersi cosa pensa chi è destinatario della solidarietà: il ricevente o, per usare termini più chiari, il malato.

 

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